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Pubblicato da FrancescoG.

Si è costituito recentemente a Maslianico il Comitato promotore del Museo della carta nella Valle del Breggia, un progetto ambizioso in quanto a realizzazione, ma che ben si inserisce nella storia della nostra comunità. Per far conoscere alle nuove generazioni questo importante pezzo della nostra storia, che ancora oggi caratterizza il nostro paese, il Comitato si propone di raccogliere oggetti, libri, divulgazioni, memorie di coloro che hanno fattivamente lavorato nelle cartiere e, dopo averlo catalogato e sistemato, renderlo disponibile alla popolazione. I ragazzi della Scuola Secondaria parteciperanno al progetto con attività di ricerca e di raccolta delle testimonianze. Chiunque sia in possesso di materiale che potrebbe entrare a far parte delle collezioni del Museo della carta nella Valle del Breggia è pregato quindi di contattare il Comune.

 

L’industria della carta è stata per anni il motore dello sviluppo economico della valle. Le prime notizie sulle cartiere risalgono al 1500: in origine tutte le fabbriche di carta erano mulini da grano, eccettuati il mulino chiamato “Majetto”, dove funzionava un maglio, e quello chiamato “Folla”, gestito dai fratelli Carcano. Dal ‘700 quasi tutti i mulini vennero trasformati in cartiere che producevano carta a mano. Nel 1861 si iniziò il processo di fabbricazione a macchina. Al Majetto venne messa in esercizio una macchina a tavola piana per la fabbricazione della carta continua, tredici anni dopo una per la fabbricazione della carta a mano-macchina.

 

Negli ultimi anni del regno Lombardo-Veneto, lungo il corso della Roggia Molinara vi erano nove cartiere, sei a Maslianico e tre a Cernobbio, che producevano carte stracciate, carte valori, filigrane, pergamene, cartoni, una vasta tipologia di manufatti, dalla pregiata carta a mano ai generi “fini” a macchina, dalla carta grezza per involti ai materiali industriali. Questa produzione rinomata a livello nazionale continuerà inalterata fino alla metà del secolo scorso, quando il 31 maggio 1969 chiude in modo drammatico la cartiera Burgo; alle soglie del 2000 anche la cartiera di Carcano Cipriano, ultima rimasta, cessa la sua attività.

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